Premessa
Faccio sempre fatica a mettere insieme pensieri ed emozioni: e quanto più grande è il coinvolgimento tanto più “liquido” è il suo contenuto. Non riesco proprio a dargli una forma. Mi succedeva così anche alle elementari, vero caro maestro Maicus?
Svolgimento
30.000 ragazzi, quattro sedi (Trieste, Matera, Cagliari e Milano), migliaia di scuole da tutta Italia in collegamento streaming. L’emozione di presentare il Manifesto della comunicazione non ostile agli studenti: un pubblico importante (ho 4 figli, loro sono il futuro) il lavoro di tanti mesi, di tante persone, di tanta passione. La convinzione che tutti insieme questa rete la possiamo davvero rendere un luogo più bello da abitare.
All’UniCredit Pavilion di Milano a condurre c’è Paolo Ruffini.
Perché lui?
Perché l’ho conosciuto circa un mese e mezzo fa e a colpirmi era stata la sua sensibilità.
Lui era appena rientrato da “Un grande abbraccio”, il varietà comico nel quale è affiancato da alcuni attori disabili, io avevo letto il suo libro “Odio ergo sum”, dove analizza in modo semiserio il fenomeno degli hater. Poi c’era stata una chiacchierata sui tanti progetti sociali e di solidarietà che sta portando avanti, lontano dai riflettori dei media. L’entusiasmo manifestatomi per Condivido ha fatto il resto.
In platea una Ministra scoppiettante. Con testardaggine a marzo ero andata a Roma per coinvolgerla, con generosità e convinzione lei lo ha permesso.
Valeria Fedeli sceglie di mettersi in mezzo ai ragazzi. Ride, scherza, si fa i selfie con loro. È una di loro. Non ci sono distanze: non di ruolo, non di età, non di linguaggio. Si guadagna la simpatia di tutti. “Condivide” l’esperienza con chi le sta seduto a fianco e sul palco annuncerà con trasporto l’arrivo del Manifesto della comunicazione non ostile in tutte le scuole d’Italia.
È partito lo spettacolo.
Al centro i 10 principi, il cuore di questo nostro progetto. Forse un po’ (troppo) emozionata invito i ragazzi a immaginare il Manifesto come una canzone: “In tanti l’abbiamo scritta (a più di cento mani), a febbraio l’abbiamo canticchiata per la prima volta (ci ha aiutato Gianni Morandi eh), ora ciascuno può interpretarla a modo suo. Come mi insegna il mio quattordicenne, ci sono tante cover più belle degli originali: ora ci auguriamo che succeda proprio questo! Cantatevela come vi pare, ma cantatevela; perché più la canterete più sarà vostra”.
Paolo coinvolge al volo un po’ di ragazzi dalla platea, ci scherza, li prende in giro, li porta ad affrontare temi delicati. Spiazza tutti. Anche me.
Utilizza troppe parolacce? Per i miei giusti sì.
Spettacolarizza sentimenti molto privati? Forse.
La scaletta passa un po’ in secondo piano e lui si concentra sulla verità dei sentimenti e arriva ai ragazzi in modo diretto e velocissimo. Riesce ad essere spigoloso, eccessivo, goliardico e affettuoso allo stesso tempo.
Chi mi conosce sa che Paolo quella mattina mi ha sorpreso, nello stile e nel linguaggio.
Parole giuste? Parole sbagliate? I pareri sono discordanti. Ma poco importa.
Conclusione
Quello che mi sta a cuore, invece, è che per alcuni proprio le parole che dovevano essere un ponte sono state una lama: hanno ferito, turbato, creato scompiglio.
Di questo chiedo scusa.
Perché Parole O_Stili è un progetto inclusivo, non esclusivo. Nato per aggregare, non polarizzare. Se il risultato ha entusiasmato molti ma turbato altri vuol dire che abbiamo sbagliato qualcosa.
Ne faremo tesoro per il futuro.
Con la speranza che le polemiche di questi giorni non cancellino la bellezza di un progetto che abbiamo costruito con tanta fatica in questi mesi.
E in cui continuiamo a credere, profondamente.
PS: Sapevate che il Manifesto della comunicazione non ostile è diventato anche un video?