A cosa serve (davvero) Dubby?
- A chi scrive: perché ogni parola può fare la differenza in un post, una mail, una job description.
- A chi parla in pubblico: perché il linguaggio rappresenta, e rappresentare con cura è un atto di responsabilità.
- A chi lavora in azienda: perché ogni comunicazione – interna o esterna – è un biglietto da visita.
- A chi vuole imparare: perché l’inclusione si costruisce anche nei dettagli.
Un progetto che parla davvero a tutte e tutti
Dubby non parla soltanto di inclusione. Dubby è inclusione a partire dalla grafica.
C’è una parentesi che non si chiude mai, un segno semplice ma potente: ci ricorda che il linguaggio è in continua evoluzione, che non c’è mai una fine quando si parla di rispetto, di cura, di cambiamento. È una parentesi che accoglie, non che isola.
Poi c’è la scelta della font: si chiama TestMe, ed è stata sviluppata per essere facilmente leggibile anche da chi ha un disturbo specifico dell’apprendimento. Perché un progetto che parla a tutte e tutti non può dimenticare nessuno, nemmeno nei dettagli.
E infine, c’è il nome. Dubby. Breve, facile, senza connotazioni di genere. Non è un dizionario e nemmeno un assistente virtuale. È qualcosa di più simile a un amico: uno a cui puoi chiedere le cose senza sentirti in difetto, che ti dà una mano nei momenti di incertezza. Perché chiedere è il primo gesto di inclusione.
Perché Dubby è utile in azienda
In contesti di lavoro complessi e multiculturali come quelli aziendali può rafforzare uno stereotipo, ferire, escludere.
Avere a disposizione un vocabolario inclusivo come Dubby è utile perché:
- Forma senza colpevolizzare.
- Spiega senza semplificare.
- Accompagna senza giudicare.
Usare Dubby è un gesto semplice, ma potente. È un “mi fermo un attimo” prima di scrivere, un “posso dirlo meglio?”. Ed è anche un modo per portare l’inclusione nella pratica quotidiana, non solo nei documenti ufficiali o nelle policy.
Conclusione
Dubby non è un semplice vocabolario inclusivo, è una bussola.Non ti dice solo “questa parola è sbagliata”, ma ti chiede: c’è un’alternativa migliore? C’è un modo più giusto per raccontare una realtà?E in questo, è perfettamente in linea con lo spirito di Parole O_Stili.
Dubby – Inclusione senza termine è il promemoria che ogni parola è una scelta. E scegliere le parole giuste può cambiare le cose.
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