Bufale e soft power

Dall’email di @Iddio a Parole Ostili

In verità, in verità vi dico:

I modi in cui puoi convincere le persone a fare quello che vuoi, sostanzialmente, sono tre: puoi pagarle, puoi costringerle, oppure puoi convincerle.
La terza via è la più complicata, ma il risultato è qualitativamente superiore: non avrai persone che eseguono soltanto i tuoi ordini, avrai persone che credono nei tuoi ordini.
Anzi, non li prenderanno nemmeno come ordini, ma come la cosa migliore da fare, la cosa giusta.
Ora, questa è una roba vecchia come il mondo, ma qualcuno un po’ di tempo fa (il prof. Joseph Nye, 1990) ha dato un nome nuovo a quella terza via per ottenere dalla gente quello che si vuole.
Il termine è soft power, e citando dalla Treccani:

Il soft power diventa capacità di saper spingere gli altri attori a tenere condotte conformi ai desideri di chi lo possiede, in virtù della forza attrattiva dei suoi valori, dei suoi modelli culturali e delle sue pratiche politiche, senza il bisogno di impiegare né la forza né puntuali incentivi economici. In altre parole seduzione al posto di coercizione e ricompensa, o ancora influenza.

Dato che il fenomeno bufale è ancora un po’ sottovalutato, suggerisco di rivederlo alla luce del soft power.
Le bufale online ben fatte, costruite dai sapienti artigiani delle fake news, possono convincere le persone a comportarsi in modi irrazionali, poco convenienti per loro stessi, e instillando nella loro testa l’irresistibile convinzione di stare facendo la cosa giusta.
Se il tuo influencer di riferimento (guru, politico, esperto, blogger, ecc) ti comunica qualcosa, tu parti già con un pregiudizio positivo nei suoi confronti: di solito ti dice cose interessanti, non hai motivi per non fidarti di lui. Quando lui maneggia le tue emozioni, lo lasci fare, perché ti fidi.
E questo è già soft power.

Perché mi sta tanto a cuore?
Perché il soft power è il potere vero, è quella seduzione che vince sempre le tue difese, perché le tue difese non sanno di essere sotto attacco. È controllo totale.
Se paghi una persona per fare qualcosa, non l’hai conquistata davvero: ti sarà fedele solo finché le conviene, ma potrebbe tradirti alla prima offerta migliore che riceve.
Se costringi una persona a fare qualcosa, non l’hai conquistata davvero: dentro di sé, quella persona coverà rabbia e ribellione nei tuoi confronti.
Se invece convinci una persona a fare qualcosa, quella si sentirà libera, soddisfatta e profondamente persuasa di aver agito bene. Non sospetterà che tu l’abbia convinta, sedotta o raggirata: sarà felice di aver agito così, e ti ringrazierà.

Ecco, senza esagerare, possiamo dire che oggi, per ottenere questo risultato, non servono più grandi manovre politiche o investimenti milionari: bastano un computer, la viralità dei social e un po’ di bufale fatte bene, per ottenere dell’ottimo soft power anche dal salotto di casa. Bastano un po’ di notizie fake mascherate da articoli autorevoli, che pizzicano le giuste corde emotive e producono nei lettori quella convinzione di cui parlavo sopra, quella che fa sentire liberi, soddisfatti e grati a chi le ha scritte. Quello stato mentale in cui non si sospetta neanche lontanamente di essere stati usati.
L’era social può benissimo essere l’era del trionfo del soft power, e per resistergli bisogna prima di tutto sapere che esiste, e che funziona.

Il meglio del meglio non è vincere cento battaglie su cento, bensì sottomettere il nemico senza combattere.”
(Sun Tzu)

Così ho scritto,
@Iddio.

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