19 Dicembre 2018

Squadra, perché, grazie: le parole che porterò con me nel 2019

“Un ponte è una struttura utilizzata per superare un ostacolo, naturale o artificiale, che si antepone alla continuità di una via di comunicazione.”

Questa è la definizione che si trova digitando su Wikipedia: nella sua scontata semplicità, mi ha colpito perché è perfetta per raccontare una realtà che vivo, ogni giorno, come maestra e mamma.

Da una parte del ponte a cui sto pensando, c’è la famiglia; dall’altra parte, c’è la scuola. E tra le due ci sono i nostri figli, i nostri alunni, che con tutta la loro storia stipata nello zaino,
hanno bisogno di un ponte ben sicuro per superare l’ostacolo: il loro straordinario percorso di crescita.

La questione è che questo ponte, per garantire continuità nella comunicazione, deve essere costruito investendo in materiali solidi, di alta qualità, da curare e mantenere nel tempo.
Altrimenti, ahimè, il rischio che si crolli è reale.

L’esperienza come maestra mi ha insegnato che i migliori materiali che abbiamo a disposizione per costruire un ponte sicuro tra scuola e famiglia, siano in assoluto le “parole”, non ostili, ma di alleanza. Solo così l’attraversamento ha più alta probabilità di essere un’esperienza di benessere per tutti, grandi e piccoli: un attraversamento consapevole, in cui ogni tanto ci si possa anche fermare ad ammirare il paesaggio.

Le parole-ponte sono tante, tantissime e ognuno può investire su quelle che sente più autentiche. Con i partecipanti al panel di Parole a Scuola, abbiamo provato a condividerle, scrivendole su dei post-it: “fiducia”, “rispetto”, “condivisione”, sono state scritte tante, tante volte. È stata un’occasione, anche per me, per soffermarmi su quali siano le parole che cerco di usare ogni giorno a scuola, in classe con i bambini, con i genitori, con le colleghe.

Ecco quali:
Parole per fare squadra
Insegnanti e genitori, facciamo tutti parte di una squadra, in cui raramente si gioca in contemporanea, ma dove ci si alterna affannosamente tra panchina e campo: alle 8.30 del
mattino entrano in campo gli insegnanti; nel pomeriggio ci si dà il cambio con i genitori, che giocano fino al giorno successivo. E si prosegue così, per svariate stagioni.
Direi che in questa squadra, più che le parole che si sanno dire, fanno la differenza le parole che si sanno ascoltare: Marshall Rosenberg, il padre della Comunicazione Non Violenta,
nelle sue conferenze ribadiva che a scuola, come in famiglia, c’è un profondo bisogno di ascoltare i bisogni, attrezzandoci con un paio di orecchie “giraffa”, il mammifero che riesce a
guardare il mondo da più in alto, ma anche quello che ha il cuore più grande di tutti.

 

Parole per condividere il perché
Non conta che cosa fate, ma perché lo fate“.
Qui mi faccio aiutare da Simon Sinek, che ha studiato i grandi leader, ciò che li ha resi capaci di ispirare e coinvolgere migliaia di persone: tutti loro sono capaci di comunicare progetti, idee, sogni, partendo dal perché, più che dal cosa o dal come.
E se anche a scuola, provassimo a condividere il senso profondo che ci porta a scegliere di essere lì, tralasciando per un attimo l’elencazione di attività, progetti, programmi?
E se provassimo ad andare a fondo, ripescando i valori, i sogni, anche se un po’ impolverati, che anni fa ci hanno fatto trasformare da studenti ad insegnanti?
Credo che questo lavoro di scavo aiuterebbe a piantare più solidi pilastri, su cui poggiare il nostro ponte.

 

Parole per dire grazie
Nella sfida di crescere figli ed alunni, alla squadra di genitori ed insegnanti si richiede parecchio tempo, impegno, dedizione. Spesso capita di tornare a sedersi in panchina con il
fiatone, un po’ affannati e sudati. C’è una parola che, se scambiata reciprocamente tra mamma e maestra, tra papà e prof, ha il potere, più di tutte le altre, di compensare questa bella fatica, permette di ritrovare fiato e rinsalda lo spirito di squadra: grazie! Se ogni tanto volessimo allenare questa “attitudine alla gratitudine”, esiste in rete una piccola,
ma bellissima palestra chiamata RingraziareVoglio dove tutti, grandi e piccoli, possono condividere in versi la parola grazie.

 

Insomma: squadra, perché, grazie.
Queste le parole su cui mi piacerebbe fossimo in tanti a scommettere.
E sulle quali lavorare insieme per costruire tra scuola e famiglia, un nuovo bellissimo ponte.

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