Cose degli altri mondi

Tre parole per la comunicazione non ostile

Mondi
Lo scenario digitale ha messo in connessione facile, immediata, ordinaria (a volte anche casuale) mondi diversissimi, che prima neanche si sarebbero incontrati. L’antagonista politico, lo straniero, l’individuo di religione diversa, prima lo potevi incontrare solo nei viaggi o in occasioni di confronti mediati (per esempio nei dibattiti TV, nei film, ecc). Oggi lo ritrovi nei commenti e nei post sui social, in confronto diretto, quotidiano, a qualsiasi ora, qualunque sia la posizione sociale e geografica che occupi. Da qui gli scontri: l’incontro tra mondi può generare incomprensione, smarrimento, paura.
 Quando pensiamo che le differenze siano tra persone, commettiamo un errore di prospettiva: presupponiamo che ci sia un solo mondo (ciascuno pensa al suo) di cui seguire le regole e ci fermiamo a stigmatizzare chi diverge.

In realtà le differenze sono tra mondi. Le persone, quando si confrontano, portano con sé il “peso” di questa diversità culturale. Il confronto sereno è possibile solo a partire
 dal riconoscimento delle diversità di questi mondi, che vanno prese seriamente, per poi scoprire che, in fin dei conti, non ci definiscono del tutto: per quanto provenienti da visioni e presupposti 
lontanissimi, solo per il fatto di essere umani, abbiamo la capacità di intendere l’altro come simile. Comunicare in modo non ostile non è uniformare tutti a un solo mondo (la tentazione delle regole astratte), ma volontà tra uomini di entrare l’uno nel mondo dell’altro, che spesso coincide con il bucare le bolle dei nostri pregiudizi di conferma. È proprio quando ci si ritrova di fronte cose
 “dell’altro mondo” che occorre reagire non conservando, o preservando, ma aprendosi per cercare di capire.

Persona
“You are the message” è il titolo di un classico della comunicazione. Quando parli, anche se hai un ruolo, una posizione, una competenza, parli ad altre persone sempre come “la persona che sei”. 
Sei tu il messaggio: dì cosa sai e dillo come cosa “tua” che sottoponi all’attenzione. Nel confronto di opinioni non esistono posizioni di rendita né autorità automaticamente riconosciute. Ogni argomento vale per quanto convince le persone, ogni cosa appartiene alla persona che la dice, ogni idea ha la forza che porta con sé la persona che la esprime.

Pace
Parola apparentemente logora ma da riscoprire: non si può nemmeno iniziare a comunicare se non c’è il giusto clima di pace. Ascolto l’altro solo se accetto la possibilità che abbia qualcosa da dirmi; parlo all’altro solo se sono convinto che ciò che gli dirò potrà trovare accoglienza. Il clima di antagonismo, recriminazione, contrapposizione, invece, non porta a confronti ma a chiusure in bolle 
impermeabili. I dibattiti sui social lo mostrano chiaramente. Questa pace, è ora di riconoscerlo, non è spontanea né automatica: voler comunicare è intenzionalità, lavoro, fatica. Altrimenti ci si ritroverà a tifare, a protestare, a inveire, a recriminare, a prendere posizione: tutte azioni diverse dal comunicare.

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