Chat

Una cosa che amiamo e odiano allo stesso tempo

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14/10/24

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Ciao!
Oggi parliamo di una cosa che tutti utilizziamo e che amiamo e odiamo allo stesso tempo: le chat!
L’analisi annuale sui social media in Italia, realizzata da Vincenzo Cosenza sui dati di Audicom – sistema Audiweb, fotografa i trend dell’instant messaging: WhatsApp è leader indiscusso del settore e segna una media di 34,7 milioni di utenti nel 2023, un picco di 35,7 milioni a luglio 2024 (+3,5% rispetto all'anno precedente) e un utilizzo medio mensile di oltre 19 ore.
Chi perde posizioni?
Facebook Messenger mostra un calo di popolarità, scendendo a 16,3 milioni di utenti nel 2023 e a -6,6% nei primi sette mesi del 2024, con un utilizzo medio ridotto a soli 37 minuti al mese.
Chi guadagna posizioni?
Telegram, con 15,8 milioni di utenti nel 2023, cresce a 16 milioni nel 2024. L’uso medio resta stabile a 2 ore e 10 minuti mensili.
Sai qual è stata la prima chat di messaggistica istantanea?
È stata ICQ, lanciata nel 1996 dall'azienda israeliana Mirabilis. ICQ (acronimo di "I Seek You") ha introdotto un sistema innovativo per l’epoca, che permetteva di inviare messaggi istantanei tra computer, rendendo immediata la comunicazione online tra gli utenti. ICQ offriva funzionalità di chat di testo, trasferimento file, e-mail e notifiche sonore che segnalavano la disponibilità online dei contatti.
Questa applicazione ha ispirato molte delle piattaforme che sono seguite, come AOL Instant Messenger (AIM) e MSN Messenger, aprendo la strada alle chat moderne come WhatsApp e Telegram.
Qual è una delle prime cose che ti viene in mente quando parliamo di chat? Le emoji!
Quella più utilizzata di sempre è questa 😂, tanto che nel 2015 l’Oxford Dictionary la scelse come parola dell’anno. La storia delle emoji ha origini particolari e arriva dal Giappone. Secondo le fonti più accreditate, nel 1999 l’operatore telefonico giapponese NTT DOCOMO introdusse per i suoi clienti un set di 176 icone (grandi 12x12 pixel), create da un team di designer guidato da Shigetaka Kurita. Queste emoji riscossero subito grande successo in Giappone e, ben presto, anche le altre compagnie telefoniche giapponesi iniziarono a utilizzarle. La diffusione globale, però, arrivò solo alcuni anni più tardi, in particolare con l’adozione delle emoji sui dispositivi iOS di Apple nel 2008. Oggi, grazie al consorzio Unicode, un’organizzazione no-profit che mantiene lo standard globale per i caratteri nei sistemi informatici, esistono oltre 1800 emoji ufficialmente approvate.
Eppure secondo il ricercatore americano Matt Sephton, le prime emoji risalgono a molto prima. Ad esempio, l’organizzatore elettronico Sharp PI-4000 del 1994 “conteneva una funzione che permetteva all’utente di scriversi delle note, come fanno oggi molti smartphone: al suo interno, Sephton ci ha trovato delle icone prestabilite fatte apposta per essere inserite inall’interno di una linea di testo, in modo del tutto simile a come faremmo oggi con le emoji”.
Oggi le emoji non sono soltanto un modo molto utile per comunicare emozioni in modo immediato e meno ambiguo, ma sono anche simboli generazionali. Un esempio immediato?
Se utilizzi questa emoji 💀per dire “morte” allora appartieni alla generazione dei Millennial, alla Gen X o addirittura ai boomer. Se invece la utilizzi per dire “muoio dal ridere”, allora appartieni alla Generazione Z.
Grazie a Bee social, ti lasciamo qui una piccola guida per “tradurre” il linguaggio dei tuoi alunni, figlie e figlie…
Emoji come 😂 🙈👍👌 sono infatti bandite dal registro comunicativo dei giovanissimi. Via libera invece ad emoji come 😅 🤣 😘 😔 😳 😱, ma solo se usate in tono ironico.
Altre emoji “permesse” dalla Gen Z
🥰 si usa quando si vuole fare un complimento, es. “sei stupenda 🥰🥰🥰”.
😭 utilizzata sia per esprimere qualcosa di triste, sia quando si vuole fare un complimento, es. “sei bellissimo 😭😭😭”.
🔥 per fare complimenti, es. “che bella che sei 🔥🔥🔥”.
🫠 per simboleggiare quando “ti sciogli”, es. “io sono cotta di lui 🫠🫠”.
🥹 per ringraziare quando ti dicono qualcosa di carino, es. “grazie mille 🥹”.
❤️ usato molto, per tutto.
E se ti diciamo “Chat di classe”? Sicuramente l’emoji che utilizzeresti per descriverla potrebbe essere questa: ⚰️.
Non piacciono a nessuno, però tutti le utilizzano (spesso a sproposito). Per rendere le chat meno moleste, l’Accademia Italiana Galateo ha stilato le buone regole del bon ton digitale che dice:
Solo questioni scolastiche. La chat deve essere utilizzata esclusivamente per comunicazioni rilevanti per la classe, evitando domande personali o generiche.
Niente saluti inutili. Evitare i saluti collettivi superflui e inviare i messaggi in un unico invio per non intasare la chat.
Vietati i messaggi vocali. Privilegiare i messaggi scritti, per rispetto di chi potrebbe non poter ascoltare audio in quel momento.
Rileggere sempre i messaggi. Prima di premere “invia”, verificare il contenuto per evitare errori grammaticali o di battitura, mantenendo chiarezza e concisione.
No alle polemiche. Le lamentele o le discussioni accese vanno affrontate in altri contesti, non in chat.
Limite di età. Le chat dei genitori dovrebbero essere limitate alle scuole elementari e medie.
No alle foto private. Vietato condividere foto individuali dei figli, a meno che non si tratti di scatti di gruppo in occasioni specifiche e con il consenso di tutti.Niente sollecitiEvitare di richiedere risposte immediate o sollecitare gli altri utenti, a meno che non si tratti di comunicazioni urgenti.
Cancellarsi è lecito. Se la chat diventa ingestibile o fonte di stress, è preferibile cancellarsi piuttosto che silenziarla. Le comunicazioni importanti devono avvenire attraverso canali ufficiali.

Scuola

E se parliamo di chat e di chat di classe non possiamo non citare le due attività didattiche gratuite presenti sulla nostra piattaforma Ancheioinsegno.it
Per la Primaria e la Secondaria di 1° Grado
Per la Secondaria 2° grado
Nei giorni scorsi ti abbiamo scritto per raccontarti una nuova iniziativa che stiamo portando avanti insieme a Ipsos e Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo per Fondazione Cariplo. Stiamo realizzando un’indagine statistica per approfondire e studiare la relazione tra le nuove generazioni e il mondo digitale, con un focus particolare sull’utilizzo dei social media.
Cosa puoi fare per partecipare?
📝 | Chiedi alla tua classe di compilare il questionario, ci vorranno solo pochi minuti. È un'opportunità per far sentire la loro voce e aiutarci a comprendere meglio le dinamiche del mondo digitale che vivono ogni giorno.
🔒 | È tutto anonimo: non sappiamo chi compila il questionario né quali risposte lascia, quindi possono esprimersi liberamente.
👩‍🎓👨‍🎓 | È aperto a ragazzi e ragazze dagli 11 ai 19 anni: più ne partecipano, più avremo un quadro chiaro e completo. Se come insegnante vuoi avere la sicurezza che non ci siano domande inappropriate ti diamo la possibilità di leggere tutto qui.
📱 | Fallo compilare con i loro dispositivi: quindi, ogni persona deve utilizzare il proprio computer, tablet, smartphone…

Cose belle da segnalare

In occasione della Giornata mondiale della salute mentale (10 ottobre) abbiamo realizzato insieme a Factanza un video per riflettere e far riflettere sul peso delle parole che usiamo e di come queste contribuiscano a definire la società in cui viviamo.
Te lo sei perso? Guardalo subito!
Niente smartphone fino ai 14 anni e niente social fino ai 16.
Il Sole 24 ORE ne ha parlato questa settimana con Rosy Russo, la nostra Presidente.
«Ho l’impressione che la paura di educare – osserva Russo – si traduca nell’educazione attraverso la paura, quindi ecco il proibire e il vietare. Io penso che i più giovani vadano accompagnati, un passo alla volta. Magari prima con dei telefoni con funzionalità ridotte, prima solo nella chat di famiglia, poi pian piano aumentando la complessità e spiegando anche come funzionano i social, quali sono i potenziali rischi in Rete e via dicendo. Ma è un lavoro che va fatto insieme, gradualmente».
Sempre sul tema smartphone e minori, ne abbiamo scritto sul magazine “Genitori si diventa”.

Sottoscrizioni

Deutsche Bank e Société Générale entrano a far parte della nostra community attraverso la sottoscrizione del Manifesto della comunicazione non ostile.
Con questa firma, entrambe le realtà confermano il proprio impegno a favore di una comunicazione consapevole, improntata al rispetto e alla responsabilità, in linea con i valori condivisi dal nostro decalogo.

Appuntamenti

Martedì 15 ottobre
Ore 11:00
Secondo incontro di una serie di appuntamenti con i collaboratori del Gruppo CAP. Durante il webinar “Differenze di genere: storie di inclusione”, Flavia Brevi approfondirà il tema del linguaggio e delle diversità di genere. Un’occasione per raccontare storie di inclusione e discutere strategie volte a promuovere un ambiente di lavoro più equo e rispettoso delle differenze.
Ore 11:30
Incontro online per tutta la popolazione aziendale di Societé Générale. Durante il webinar, dedicato al Manifesto della comunicazione non ostile, verranno approfonditi i principi attraverso case history, esempi concreti e momenti di riflessione per promuovere una comunicazione più consapevole e rispettosa nel contesto lavorativo.
Ore 14:30
Dopo aver guidato i docenti della scuola Secondaria di I° grado dell’Istituto Comprensivo di Casalpusterlengo attraverso il percorso sull’orientamento "Orientare a orientarsi: perché scegliere non è un gioco da ragazzi".

Mercoledì 16 ottobre
Ore 15:00
Durante la cerimonia di consegna delle borse di studio per i figli e le figlie dei collaboratori di Servizi Italia a Castellina di Soragna (PR), interverremo con un approfondimento sul Manifesto della comunicazione non ostile e inclusiva. L'incontro sarà rivolto agli studenti assegnatari delle borse di studio e ai loro familiari.
Giovedì 17 ottobre
Ore 9:00
Interverremo nella scuola Primaria Calini per raccontare il progetto di Parole O_Stili e il Manifesto della comunicazione non ostile e inclusiva ai bambini e alle bambine. Con questo intervento inizia un percorso che ci vedrà in nove classi di tre scuole primarie del comune di Brescia per vari appuntamenti tra ottobre e novembre.

Ore 9:30
Saremo nelle sede dell’azienda Ferrari per svolgere due workshop dal titolo "Resta in ascolto". Esploreremo il principio numero 4 del Manifesto della comunicazione non ostile – "Prima di parlare bisogna ascoltare". Con un focus su ascolto ed empatia, i partecipanti apprenderanno gli strumenti per costruire relazioni e una cultura condivisa. Un'opportunità per migliorare l'ascolto e promuovere un ambiente di lavoro inclusivo.

Venerdì 18 ottobre
Ore 17:30
Con il Manifesto della comunicazione non ostile come base, e sotto la guida di Barbara Laura Alaimo, gli insegnanti della scuola Primaria e Secondaria di I° grado dell’IC Montalcini di Pescia approfondiranno la tematica del cyberbullismo.
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