I “Bergoglismi”
Papa Francesco ha saputo forgiare un vocabolario tutto suo: diretto, creativo, capace di lasciare il segno.
Tra le parole che meglio raccontano il suo modo di comunicare ci sono i cosiddetti “bergoglismi” — anche questa parola da lui stesso coniata - che sono diventate impronte del suo modo di comunicare:
MafiarsiCome scrive il vocabolario Treccani: «Mafiarsi» è molto più esistenziale di «entrare nella mafia». «Mafiarsi» indica quasi uno stravolgersi della persona, che da una parte si «estrania a se stessa» e dall’altra si trasforma, prende i connotati della mafia. La parola suggerisce in chi ascolta proprio una torsione esistenziale, prima che sociologica o criminale. Cioè assumere esistenzialmente, prima ancora che dal punto di vista criminale, l’habitus mafioso.
Cocacolizzare
La bevanda molto nota viene utilizzata per raccontare un atteggiamento vuoto, ripetitivo e standardizzato nell’essere credenti.
Zizzanieri
«Nella Chiesa ci sono gli zizzanieri, quelli che dividono e distruggono le comunità con la lingua». Dice Papa Francesco: “...le divisioni incominciano con la lingua. Per invidia, gelosia e anche chiusura! [...] La lingua è capace di distruggere una famiglia, una comunità, una società; di seminare odio e guerre. Invece di cercare una chiarificazione è più comodo sparlare e distruggere la fama dell’altro”.
Continente digitale
Ha usato questa espressione in apertura dei lavori dell’Assemblea sinodale 2023 per sottolineare l'importanza del mondo online come un nuovo spazio in cui la Chiesa può svolgere la sua missione evangelizzatrice. Egli ha riconosciuto che il mondo digitale è un luogo in cui le persone si incontrano, si relazionano e si formano delle comunità.
Lo "schema Francesco": quando la semplicità cambia il mondo
Bruno Mastroianni, giornalista e filosofo,
ha analizzato la comunicazione del Papa e l’ha sintetizzata in 3 punti cardine:
- Avvicinare
- Fare leva sull'ultimo
- Semplificare.
Nel suo comunicare, Papa Francesco ha seguito una strada precisa, senza mai allontanarsi da tre grandi principi (più uno):
- La prima è la leva della prossimità: dire qualsiasi cosa ponendola come vicina agli interlocutori. Che possano toccare e sentirsi addosso ciò che dici. Bando alle astrazioni, al concettualese, ai paroloni. Sì alle parole comuni, alle immagini facili, a ciò che rientra nell'immaginario di chi ti ascolta. Ciò che è vicino è familiare e convince. Ciò che è distante perde mordente.
- La seconda è la leva dell'ultimo: che le parole contengano sempre la difesa di un debole contro un forte, la denuncia di un sopruso, la preoccupazione per chi non può difendersi da solo. "Stai sempre dalla parte di Davide, mai di Golia", la riassumerei così, tanto per usare un'immagine biblica.
- La terza leva è quella della semplificazione: evidenziare ciò che è rilevante per dare a chi ti ascolta la possibilità di poter capire un concetto complesso con i suoi strumenti. Non presupporre conoscenze e competenze che non ha il tuo interlocutore. Un'idea che si riesce ad abbracciare è convincente, una complicata o difficile respinge.
- C'è un quarto elemento, che più che una leva è un effetto. Il dissenso: generare con le parole una discrepanza tra ciò che di solito uno si aspetta o pensa abitualmente, per avviare un ulteriore passaggio, dando la possibilità di ragionarci su e discuterne ancora. Il dissenso muove il pensiero e il coinvolgimento, il consenso lo esaurisce in un like o un applauso.
Mastroianni cita una delle sue definizioni coniate da Papa Francesco per spiegarci meglio la sua comunicazione:
"La globalizzazione dell’indifferenza”
- Prossimità: un ossimoro efficace, globalizzazione (fenomeno ampio) vs indifferenza (atteggiamento personale), che rende vicino il fenomeno.
- Leva del debole: rivolge l’attenzione verso chi resta invisibile nei grandi flussi economici e mediatici, scavando nella coscienza individuale per far emergere una responsabilità comune.
- Semplificazione: la "globalizzazione" nell'immaginario è un concetto complesso che rimanda al diffondersi di abitudini e stili di vita a livello mondiale, tra questi rende rilevante l'indifferenza.
- Dissenso: stimola a misurarsi con il tema dell'attenzione e della disattenzione a livello globale, soprattutto dei fenomeni considerati spesso marginali.
Papa Francesco e il digitale: una nuova piazza da abitarePapa Francesco ha capito prima di altri che il digitale è una piazza reale, un luogo da abitare con responsabilità. Con il Sinodo sulla comunicazione digitale nel 2023 e il Giubileo dei missionari digitali che si terrà il prossimo luglio, ha invitato tutti – giovani generazioni, influencer, cittadini e cittadine – a vivere la Rete non come vetrina, ma come occasione di incontro autentico.
Diceva:
“Non è la tecnologia che determina se la comunicazione sia autentica o meno, ma piuttosto il cuore umano.”
E poi... i selfie in Basilica
E poi ci siamo noi che in questi giorni di saluto e commozione, abbiamo visto immagini di pellegrini che, davanti alla salma di Papa Francesco, si sono fermati a scattarsi un selfie.Un gesto inevitabilmente divisivo che ci pone due grandi domande: segno di mancanza di rispetto? O bisogno umano di conservare un momento irripetibile?
In un tempo che corre veloce, le parole di Papa Francesco ci insegnano a rallentare, a scegliere con cura, a costruire ponti.
E ci ricordano che la comunicazione non è un accessorio, ma un modo di stare nel mondo, di farlo respirare meglio.
Nella nuova Social Media Policy della Regione Friuli Venezia Giulia trova spazio anche il Manifesto della comunicazione non ostile, scelto come bussola di orientamento per la gestione dei canali online.
Tra le righe del documento si legge:“Il Consiglio invita i propri dipendenti, i consulenti, gli enti e le società regionali, e gli utenti dei suoi canali istituzionali a seguire, nella gestione dei propri profili social, i principi contenuti nel Manifesto della comunicazione non ostile, presentato a Trieste il 17 febbraio.”
Un passo importante verso una comunicazione pubblica più rispettosa, consapevole e responsabile.