Ciao!
Ultimamente sui social sta spopolando un trend che merita una riflessione. Molti utenti, spesso giovanissimi, pubblicano video in cui si vantano di non saldare i debiti accumulati con il pagamento a rate tramite Klarna. È il cosiddetto “trucco della prima rata”, che consiste nel versare solo la prima quota di un acquisto e ignorare le successive, spesso utilizzando carte senza fondi.
Ma andiamo per ordine, cos’è Klarna?
Klarna è un’app svedese di servizi finanziari che anticipa il costo di un acquisto, permettendo di ricevere subito il prodotto o il servizio e di rimborsare l’importo in tre rate senza interessi. Il primo pagamento avviene al momento dell’acquisto, il secondo dopo 30 giorni e il terzo dopo 60 giorni, senza costi aggiuntivi. Il servizio è disponibile in molti e-commerce e negozi fisici ed è diventato, in poco tempo, una delle maggiori banche europee, attiva in 45 Paesi.
E cosa suggeriscono alcuni utenti sui social?
Di pagare la prima rata con una carta prepagata quasi vuota e poi far perdere le proprie tracce. Un comportamento doppiamente irresponsabile: da un lato, si tratta a tutti gli effetti di un furto; dall’altro, si ignorano le conseguenze a lungo termine che possono compromettere la propria stabilità finanziaria.
Già, perché cosa succede se non si pagano le rate di un finanziamento?Anche per importi piccoli, i mancati pagamenti ripetuti possono portare alla segnalazione alle agenzie di credito, influenzando negativamente il punteggio creditizio e la possibilità di ottenere prestiti o finanziamenti in futuro. E se, a 30 anni, ci si vedesse negare un mutuo per la prima casa a causa di scelte avventate fatte da giovanissimi?
Abbiamo chiesto
una riflessione sul tema giovani generazioni e educazione finanziaria a Michela Calculli, blogger e divulgatrice, specializzata in economia, finanza e fisco.
La Generazione Z ha una relazione sempre più stretta con i soldi virtuali, come criptovalute e valute digitali. Credi che questi strumenti stiano plasmando in modo positivo o negativo la loro educazione finanziaria? Le
criptovalute stanno sicuramente avendo un impatto sull’educazione finanziaria della Generazione Z. Se questo impatto sia positivo o negativo è difficile dirlo in modo netto. Da un lato, molti giovani vedono in questi strumenti un’opportunità per generare valore rapidamente, con l’idea che investire poco possa portare a guadagni elevati. Questo li attrae perché le criptovalute appaiono come qualcosa di innovativo e redditizio.
D’altro canto, è fondamentale che acquisiscano una comprensione più approfondita di questi strumenti, che sono estremamente complessi e richiedono conoscenze giuridiche, tecnologiche, finanziarie e persino filosofiche, soprattutto se consideriamo anche la politica monetaria.
Se ben guidati, i ragazzi possono trarre beneficio da questo interesse, perché le valute virtuali li spingono ad approfondire non solo temi legati alla finanza, ma anche alla politica monetaria. Tuttavia, c’è un aspetto da non sottovalutare: i dati mostrano che le ragazze sono meno coinvolte in questo ambito, il che evidenzia una disparità di genere che andrebbe affrontata.
Quali sono i rischi principali per la Generazione Z quando si tratta di gestire la propria identità digitale finanziaria? Uno dei rischi più grandi è la giovane età. Molti ragazzi, spesso anche minorenni, finiscono vittime di truffe finanziarie come schemi Ponzi e piattaforme fraudolente, attratti da promesse di guadagni spropositati.
Va notato che il problema riguarda soprattutto i ragazzi, perché le statistiche mostrano che la presenza maschile nel mondo delle criptovalute e delle finanze digitali è molto più alta rispetto a quella femminile. Paradossalmente, questa minore partecipazione delle ragazze le protegge in parte da truffe e investimenti rischiosi, ma allo stesso tempo le espone a una minore possibilità di guadagno e indipendenza finanziaria in futuro.
In generale, il rischio maggiore nel digitale è quello di imbattersi in piattaforme fasulle, catene fraudolente e realtà inesistenti che sottraggono valore senza offrire nulla in cambio. La mancanza di consapevolezza e strumenti adeguati per riconoscere queste truffe è una delle sfide più urgenti da affrontare.
Quanto è importante oggi educare le persone all’uso responsabile del denaro e alla pianificazione finanziaria, considerando la loro inclinazione verso l’instant gratification e la condivisione digitale della propria vita? L’educazione finanziaria è più importante che mai, proprio per questi motivi. Da un lato, la Generazione Z ha accesso a una quantità enorme di informazioni, spesso anche molto specifiche e dettagliate. Tuttavia, il problema è un altro: manca un supporto che aiuti a mettere ordine tra tutte queste nozioni. L’iper-connessione e la ricerca della gratificazione istantanea portano i ragazzi ad acquisire conoscenze in modo rapido, ma trasformarle in competenze richiede un percorso più strutturato. Per questo è essenziale fornire loro strumenti educativi, momenti di confronto e spazi di discussione per approfondire i concetti finanziari. Fermarsi a riflettere e condividere esperienze può fare la differenza tra un’informazione superficiale e una consapevolezza reale e duratura.
Essere consapevoli delle "impronte digitali" che lasciamo in Rete è fondamentale. Prima di pubblicare, chiediamoci sempre se quel contenuto rappresenta davvero chi siamo e chi vogliamo essere. Perché la Rete dimentica molto meno di quanto pensiamo.
È lo shopping compulsivo motivato dalla paura di un futuro incerto.
Il termine nasce dalla fusione di doom (rovina) e spending (spesa) e descrive un comportamento sempre più diffuso, soprattutto tra Millennials e Gen Z. Le crisi economiche, il cambiamento climatico e l’instabilità globale generano ansia e un senso di impotenza. La risposta? Cercare conforto negli acquisti impulsivi, anche a scapito del risparmio.
Un fenomeno simile si era già visto nel 1929, durante la Grande Depressione, quando le vendite di rossetti aumentarono nonostante la crisi: un piccolo lusso accessibile per sentirsi meglio. Oggi, però, il doomspending è amplificato dai social media e dalla facilità degli acquisti online.
Il rischio? Entrare in un circolo vizioso di spese e debiti senza rendersi conto delle conseguenze. Il punto non è demonizzare gli acquisti, ma prendere consapevolezza.
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