Rugby femminile

"Fate Schifo" e altri insulti

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08/07/24

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Ciao!
Lo sport al femminile.
Ce ne siamo occupati/e spesso, sin da quando abbiamo redatto il Manifesto della comunicazione non ostile per lo sport.
Ce ne siamo occupati/e anche qualche mese fa quando, insieme a Gillette, abbiamo organizzato un tour in 8 tappe nelle scuole del territorio italiano per parlare di stereotipi legati al calcio femminile.
Cambia lo sport - in questo caso il rugby - ma l’odio e gli insulti nei confronti delle ragazze restano sempre gli stessi: «Fate schifo», «A rugby giocano solo le lesbiche», «Si ostinano a giocare a questo sport e diventano degli scaricatori di porto». L'Italrugby però non ci sta e ha deciso di schierarsi contro l'hate speech e le discriminazioni di genere. Per questo è stata creata una campagna, diffusa tramite i social media con l'intento di lanciare un forte messaggio contro l'odio e i commenti offensivi spesso presenti sui social.
«Ogni anno sui nostri canali leggiamo centinaia di messaggi duri e talvolta offensivi, rivolti alle atlete e agli atleti delle squadre Nazionali. In un mondo in cui le parole contano, insieme possiamo creare un ambiente positivo e rispettoso. Usa i social responsabilmente»
Quella degli insulti nello sport la si può considerare quasi una tradizione. Una di quelle tribali, di cui possiamo e dobbiamo liberarci velocemente. Facendo riferimento ai dati ricerca del Barometro dell’odio nello sport, realizzata dal Centro Coder dell’Università di Torino nell’ambito del progetto “Odiare non è uno sport“ emerge che solo su Facebook i post che contengono hate speech, rispetto all’ultima rilevazione del 2019, sono aumentati dal 13,6% al 26,8%, mentre i post senza commenti d’odio sono scesi dal 25,7% al 15,1%.
Su Twitter il 54,9% dei commenti è stato classificato come hate speech, mentre nel 2019 era il 31%. Su Facebook, il calcio e la pallavolo presentano le percentuali più alte di commenti contenenti hate speech (rispettivamente 12,4% e 12,7%); su Twitter, il basket si distingue con la percentuale più elevata di linguaggio volgare (15,4%) e aggressività verbale (30,8%), mentre il calcio si caratterizza per la presenza di aggressività fisica (13,5%).
Se tra i calciatori è Leonardo Bonucci ad aver fatto registrare il livello maggiore di hate speech (16,5% su Facebook e 29,2% su Twitter), gli allenatori è Massimiliano Allegri a raccogliere la più alta percentuale di commenti d’odio.
Tra gli sportivi non calciatori, su Facebook sono la pallavolista Paola Egonu e il pilota di Formula 1 Verstappen a registrare il volume più alto di commenti contenenti hate speech (rispettivamente 16% e 16,4%).
Un problema quello dell’odio in Rete che è anche una forte distrazione sportiva per gli atleti. Tanto che i giocatori inglesi hanno fatto un patto: durante Euro 2024 non utilizzeranno i social, molti chiuderanno anche i propri profili per evitare distrazioni inutili e soprattutto per non ricevere beceri insulti che potrebbero minare il morale del gruppo.
Manifesto della comunicazione non ostile per lo Sport

A proposito di hate speech

Si chiama “Hate Crime Act” ed è esecutiva, in Scozia, da lunedì 1° aprile. È una legge che estende il crimine di “incitamento all’odio” anche a chi offende e denigra le persone transessuali e transgender oltre ai casi di razzismo, abilismo e orientamento religioso e sessuale.
L’ex primo ministro scozzese, Humza Yousaf, ha detto che è stata progettata per affrontare la "crescente ondata di odio" nella società. Pena massima, sette anni di carcere.
La legge ha creato un grande dibattito. La critica più accesa, ovviamente, seguiva la strada dell’impedimento a esprimere opinioni controverse, provocatorie o offensive, soffocando le critiche o il confronto. Tra le persone sostenitrici di questa tesi c’è la scrittrice J.K. Rowling. Se il suo nome non dovesse dirti nulla ti aiutiamo con un nome e un cognome, Harry Potter.
L’autrice delle avventure del mago più famoso al mondo ha sfidato la legge pubblicando sul suo profilo X (ex Twitter) una serie di tweet che, tra le altre cose dicevano: “a man is a man” (un uomo è un uomo). E rivendicando il diritto di continuare a indicare i transgender come "uomini", biologicamente.
Nonostante la provocazione, però, la polizia scozzese ha stabilito che quanto espresso da J.K. Rowling non costituisce reato, dichiarando: "I commenti non sono stati valutati come criminali e non verranno intraprese ulteriori azioni".

Parole belle

Democrazia.
È la parola che in questi giorni a Trieste, nella nostra città, si è sentita più spesso. Qui, infatti, si è appena conclusa la “50esima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia”, un appuntamento che ha riempito strade, piazze e teatri per riflettere sul tema scelto per questa edizione: “Al cuore della democrazia”.
Una riflessione atta a favorire il coinvolgimento più ampio possibile di gruppi, associazioni, movimenti, giovani ma anche istituzioni, imprese, pubbliche amministrazioni e quanti, a vario titolo, hanno a cuore la democrazia e la cura del bene comune.
democrazìa s. f. [dal gr. δημοκρατία, comp. di δῆμος «popolo» e -κρατία «-crazia»]. Forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che esercita la sua sovranità attraverso istituti politici diversi

A riflettere per primo sulla bellezza e l’importanza di un termine che per un Paese come il nostro vuol dire libertà, è stato Sergio Mattarella, le cui parole possiamo annoverarle tra le più belle pronunciate in questi 5 giorni:

“Democrazia.
Parola di uso comune, anche nella sua declinazione come aggettivo.
È ampiamente diffusa. Suggerisce un valore.
[...] Per definizione, democrazia è esercizio dal basso, legato alla vita di comunità, perché democrazia è camminare insieme.
Vi auguro, mi auguro, che si sia numerosi a ritrovarsi in questo cammino.”
Un racconto della parola “democrazia” che è stato fatto anche da Papa Francesco, in visita a Trieste proprio al termine dei lavori: “È molto difficile progettare qualcosa di grande a lungo termine se non si ottiene che diventi un sogno collettivo. Una democrazia dal cuore risanato continua a coltivare sogni per il futuro, mette in gioco, chiama al coinvolgimento personale e comunitario. Sognare il futuro. Non avere paura.
Non lasciamoci ingannare dalle soluzioni facili. Appassioniamoci invece al bene comune. Ci spetta il compito di non manipolare la parola democrazia né di deformarla con titoli vuoti di contenuto, capaci di giustificare qualsiasi azione. La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e anche dell’ecologia integrale.”
Gratitudine è forse l’emozione che ci portiamo a casa da queste giornate. Per aver avuto l’occasione di riflettere su un tema così importante in questo 2024 peraltro carico anche di elezioni significative, come l’ultima tornata elettorale in Francia ci sta raccontando.

Le conseguenze dell'AI

Se pensavamo che l’Intelligenza Artificiale portasse con sé più benefici che criticità, forse dobbiamo fare un passo indietro.
La rivoluzione dell'IA, infatti, ha aumentato enormemente la domanda di elettricità, tanto che Microsoft, Google, Amazon e Meta e altre aziende tecnologiche stanno investendo in soluzioni alternative per sopperire a questa mancanza, fino ad arrivare a pensare alla fusione nucleare.
Purtroppo però la ricerca è ancora lontana dal trovare una soluzione, e nel frattempo il crescente uso di IA sta portando a un aumento dei consumi di combustibili fossili.
Le previsioni indicano che entro il 2030, i data center potrebbero rappresentare l'8% del consumo energetico totale degli Stati Uniti, con un notevole impatto ambientale.

Appuntamenti

11 luglio
ore 10:00
Micro aggressioni in ambito aziendale, sarà questo il tema che approfondiremo con le persone di Mediaset durante questo nuovo incontro online.

12 luglio
ore 11:00
Ci ritroveremo nel “Salotto" organizzato da Confimi Industria, Confederazione che rappresenta le piccole e medie imprese manifatturiere italiane, e dedicato al team comunicazione.
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