Ciao,
come stai? Oggi nella nostra newsletter troverai:
due approfondimenti e una notizia.
Il primo approfondimentoCome ti avevamo già scritto nelle scorse settimane
Facebook non se la sta passando tanto bene. A poco è servito il cambio del nome dell’azienda, da adesso Meta (il nome del social resterà Facebook!), perché dopo le prime rivelazioni della ex dipendente Frances Haugen ora un consorzio di giornalisti statunitensi ha iniziato a pubblicare documenti interni, email e dati di Facebook.
Una diffusione di informazioni “speciali” che continuerà per le prossime sei settimane. Il contenuto di questi articoli? Tutta una serie di azioni compiute dall’azienda le quali hanno causato danni politici e sociali.
Lo scorso anno, Mark Zuckerberg ha riportato al Congresso degli Stati Uniti questo dato: Facebook rimuove il 94% dell’hate speech dalla piattaforma ancora prima che un essere umano lo segnali.
I documenti interni rivelano però che stesse mentendo: soltanto il 5% di tutto l’hate speech viene rimosso.
Inoltre,
Facebook concentra i propri sforzi soltanto negli Stati Uniti e in pochi altri Paesi. Per esempio, non aveva messo a disposizione nessuno strumento che individuasse disinformazione e incitamento all’odio in Myanmar (che ha attraversato quest’anno un colpo di Stato) o in Etiopia (nel mezzo di un conflitto civile). Ma su questo aspetto torniamo tra poco, intanto ti lasciamo da leggere l’articolo di Viola Serena Stefanello pubblicato su Rolling Stone Italia:
perché l’ultimo scandalo che ha colpito Facebook è diverso dagli altri.
Il secondo approfondimentoQuella che sta attraversando Facebook non è una crisi momentanea ma una vera crisi esistenziale, che va avanti da anni e che ora sta creando dei grattacapi non da poco all’azienda.
È ormai confermato (la fonte è sempre il Wall Street Journal) che Facebook privilegi appositamente i contenuti più divisi e provocatori, in modo da catturare l’attenzione degli utenti e spingerli a partecipare alle discussioni. E nei Paesi non anglofoni la situazione è peggiore: su Facebook di lingua araba (la terza lingua più diffusa sulla piattaforma), gli algoritmi hanno cancellato per sbaglio contenuti non violenti il 77% delle volte, mentre erano alla ricerca di post di terroristi. Questo perché
Facebook ha politiche diverse per ogni Paese in cui viene utilizzato.
Ti lasciamo questo articolo sulla
crisi esistenziale di Facebook, in cui si affronta anche un altro aspetto: i giovani non usano Facebook e ora si stanno allontanando da Instagram per approdare su TikTok. Anche questo è un serio problema per il futuro del social media.
Una notizia (di quelle belle)Google ha lanciato
un nuovo strumento che permette di rimuovere le immagini di minori dalle ricerche di foto. Si tratta di un importante passo per la protezione e la tutela di bambini e ragazzi che va nella direzione di Google di creare un luogo digitale alla portata di tutti, in particolare dei più piccoli.
Inoltre, per tutte quelle immagini presenti su altri siti e di cui il motore di ricerca non è responsabile,
Google aiuterà i ragazzi e i loro genitori nella richiesta di rimozione al webmaster del sito in questione. Per sapere come funziona e come fare a richiedere la rimozione, ti lasciamo
questo articolo che lo racconta passo per passo.