alla scuola Secondaria di 1° e 2° grado
I gesti violenti possono nascere dalle parole ostili così come possono sostituirsi alle parole difficili da trovare e condividere. Di fronte alla parola ostile e alla parola mancata ci sono allora le parole che costruiscono e le parole che riparano. La possibilità di raggiungere esiti riparativi a fronte di esperienze di ingiustizia o di marginalizzazione si basa sulla riattivazione o sullo sviluppo di alcune capacità e attenzioni essenziali: l’espansione della capacità autoriflessiva (che include l’attenzione alle dinamiche del “sentire”), la prontezza nell’intercettare l’innesco delle derive lesive delle relazioni, la valorizzazione di setting formativi asimmetrici e improntati alla fiducia tra giovani e adulti, la cura nell’includere tutte le parti coinvolte nei processi di riparazione, in particolare evitando di creare nuove derive di marginalizzazione a carico delle vittime (vittimizzazione secondaria) o degli stessi offensori. Attorno alla parola accurata, come risorsa da riscoprire e promuovere, si danno appuntamento il Manifesto della comunicazione non ostile e alcune esperienze di giustizia riparativa e mediazione sviluppate come progetti pilota nelle scuole.